Pianoro saluta Pietro Sarti e Prode Mazzoli

Il 2018 purtroppo si è concluso con due perdite che lasceranno un vuoto non indifferente nella comunità pianorese.

Pietro Sarti (78 anni) e Prode Mazzoli (94 anni). Due uomini diversi, ognuno con una forte identità, ma accomunati da una grande passione per tutto ciò che riguardasse l’aiuto, la comunità, il senso di appartenenza al proprio territorio, il bene comune e l’aggregazione. Valori non scontati, figli del dopoguerra e degli anni della ricostruzione, esempi importanti per le giovani generazioni soprattutto in un’epoca dove tutto corre sempre più veloce e l’individualismo la fa da padrone.

L’ANPI di Pianoro ha ricordato Pietro come “un amico sincero, un compagno vero, una persona gentile e buona. Sempre in prima fila per gli altri, per aiutare qualcuno, che fossero i bambini all’uscita di scuola o gli adulti nelle iniziative sociali e popolari del paese… il 25 Aprile ci sembrerà ancora di sentirti cantare Bella Ciao assieme al coro Blue Sky”.

Anche il Sindaco Minghetti ha voluto ricordarlo per il suo impegno nel sociale, per l’aiuto che dava come volontario, nell’essere sempre in prima fila quando si trattava di mettersi alle griglie e cucinare nelle sagre di paese o preparare il vin brulé mentre brucia il vecchione in Piazza dei Martiri a Capodanno e, infine, promuovendo tenacemente gli ideali democratici e antifascisti.

Il suo esempio, non comune, è una strada da continuare a seguire e percorrere.

Prode Mazzoli è stato vicesindaco di Pianoro negli anni ’80, è sempre stato molto attivo sul piano politico, fondatore dell’Arcipelago e del Circolo I° Maggio; alle esequie, tenutesi al Museo Arti e Mestieri Piero Lazzarini, erano presenti numerosi esponenti dei centri sociali e del PD locale a dimostrazione proprio del suo grande impegno comprovato nei tanti anni di militanza.

Amava raccontare di essere nato a Pianoro nel 1924 l’anno del delitto Matteotti, per sottolineare la sua appartenenza politica tutta a sinistra, sicuramente derivante dalla dolorosa esperienza, che lo aveva segnato fortemente, della deportazione in Germania come soldato, ricevendo nel 2013 dal Prefetto di Bologna la medaglia d’oro, proprio per questo motivo.

È stato iscritto al PCI fino al suo scioglimento, seguendo tutte le fasi attraversate dal partito in questi anni, dando il suo prezioso contributo anche nelle ultime campagne elettorali, partecipando attivamente alle iniziative e alle riunioni del PD locale anche negli ultimi mesi prima della malattia. In tanti su questo territorio hanno letto e ricordano anche le sue memorie scritte in un libro in cui Prode, attraverso la sua esperienza di vita a Pianoro, ripercorre in maniera limpida gli anni difficili, le lotte e lo sviluppo economico del nostro comune.

Anche Prode è stato ricordato dal Sindaco Minghetti: “Un uomo sempre attivo nel partito, curioso e attento alla vita del paese a cui partecipava contribuendo in prima persona, un modello e un esempio da seguire”.

Il partito pianorese e la redazione de “Il Punto” esprimono le più sentite condoglianze alle famiglie di due figure che tanto hanno dato a questa comunità.

Che la terra vi sia lieve.

 

(Nella foto da sinistra, Prode Mazzoli e Pietro Sarti)

L’ANALISI – Decreto Salvini, quando il razzismo diventa istituzionale

Il 5 ottobre scorso è entrato in vigore il Decreto-legge 113/2018, il cosiddetto Decreto Salvini, che apporta alcune rilevanti novità in merito all’accoglienza di richiedenti asilo.

Molti sono i punti in discussione: tra i più controversi ritroviamo, ad esempio, l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e la sua conversione in permesso di soggiorno per “protezione speciale”, con validità annuale, nel caso in cui la Commissione territoriale ritenga sussistenti il rischio di persecuzione o tortura nel paese d’origine.

Vengono poi introdotti una serie di permessi di soggiorno nuovi, tra cui il permesso di soggiorno per cure mediche, per calamità, per “atti di particolare valore civile”.  Si parla poi di “casi speciali” per alcune tipologie di permesso di soggiorno che rientravano nella fattispecie della protezione umanitaria, nello specifico permessi per protezione sociale (vittime di tratta – in casi di “accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità, per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un’associazione dedita ad uno di tali delitti o delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari o del giudizio”), per vittime di violenza domestica o per particolare sfruttamento lavorativo.

Si evidenzia su questo tema come solo i permessi per casi speciali e valore civile potranno essere convertiti in permessi di lavoro.

Passando al sistema dell’accoglienza,  si ristabiliscono le regole di accesso allo SPRAR  (sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, progetto nazionale costituito dalla rete degli enti locali che con il supporto delle realtà del terzo settore garantiscono interventi di accoglienza integrata a donne, uomini e minori richiedenti protezione internazionale): attraverso Il dl 113/2018 potranno accedere a strutture SPRAR solo i titolari di protezione internazionale (status di rifugiato o protezione sussidiaria), i minori non accompagnati, i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche, calamità, atti di particolare valore civile o casi speciali. Si escludono quindi i richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, casi speciali o protezione speciale: i primi saranno destinati esclusivamente ai CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria, gestiti dalle prefetture, il cui scopo è fornire una prima accoglienza ai richiedenti asilo), mentre coloro già in possesso di un permesso di soggiorno sono tenuti ad uscire dalla struttura entro sette giorni dall’ottenimento del permesso.

Continuando, importanti variazioni si verificano per quanto riguarda l’accesso ai servizi: il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo ora costituisce anche documento di identificazione ma, al tempo stesso, non è più titolo per ottenere l’iscrizione anagrafica, che viene, di fatto, eliminata; ne consegue, tra l’altro, che al richiedente asilo non potrà più essere rilasciata la carta di identità.

Secondo il decreto, “l’accesso ai servizi previsti dal presente decreto e a quelli comunque erogati sul territorio ai sensi delle norme vigenti è assicurato nel luogo di domicilio”.

Infine, a fronte di drastici tagli al sistema dell’accoglienza, si rimpingua progressivamente Il Fondo per i Rimpatri, incrementato di 500mila euro per il 2018, di 1.500.000 euro per il 2019 e di 1.500.000 euro per il 2020; si prevede l’istituzione di un centro per i rimpatri (CPR, i vecchi CIE) per regione, e si prolunga la permanenza in quest’ultimi dai 90 giorni ai 180. Si specifica inoltre come, qualora non fossero disponibili posti nei CPR, si utilizzeranno “strutture diverse e idonee nella disponibilità dell’autorità di pubblica sicurezza”, vale a dire le carceri.

Nei quasi due mesi trascorsi dalla pubblicazione del decreto sono moltissime le critiche e mobilitazioni contro la manovra: “lampante la volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale”, denuncia ASGI, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che denuncia i molti elementi di incostituzionalità presenti nel decreto, a partire dalla scelta politica di ricorrere ad un istituto (il decreto-legge), da utilizzarsi in particolari situazioni di urgenza ed emergenza, ed emanati dal governo. Il decreto-legge è provvisorio per sua natura: il termine è di 60 giorni per permettere al Parlamento di approvarlo o cancellarlo, ma entra in vigore dalla sua pubblicazione.

Sono poi state mosse numerose obiezioni all’abrogazione del permesso per motivi umanitari, rilasciato finora a circa un quarto dei richiedenti in Italia; esso si traduceva in uno dei modi per applicare l’articolo 10 della costituzione, quello che garantisce il diritto d’asilo, ed era rilasciato per “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure alle persone che fuggono da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi extra UE. Tale definizione, che ha lasciato ampi margini interpretativi, consentiva di attribuire il permesso in una varietà di casi, che sono, con il decreto, drasticamente ridotti, semplificati e specifici. L’impossibilità di convertire un gran numero dei nuovi permessi (peraltro tutti di breve durata) in permessi di soggiorno per lavoro condanna di fatto anche la persona che ha ottenuto il documento a non potersi evolvere dalla sua condizione di migrante ex richiedente asilo.

Anche da parte delle amministrazioni locali, tramite l’ANCI e i gestori del sistema SPRAR, è arrivata la bocciatura: è infatti evidente come la contrazione dello SPRAR, riconosciuto unanimemente come un’istituzione efficace per l’integrazione diffusa dei suoi ospiti, con standard rigorosi di erogazione dei servizi unito a un attento controllo della spesa, avrà pesanti ricadute sui territori e sui loro servizi. La contrazione dei fondi stanziati per l’accoglienza costringerà i CAS a limitare i servizi a quelli essenziali, smantellando tutte quelle fondamentali misure vero motore dell’integrazione, dall’offerta di corsi di italiano, all’assistenza legale o sanitaria.

Sull’accesso ai servizi, sempre secondo ASGI, il divieto dell’iscrizione anagrafica “introduce una irragionevole discriminazione rispetto agli altri stranieri in possesso di permesso di soggiorno che, in presenza di dimora abituale o domicilio effettivo (come quello dei richiedenti asilo), sono obbligatoriamente iscritti alle anagrafi delle popolazioni residenti a condizione di parità coi cittadini italiani”.

Quante sono le situazioni che nella nostra vita ci richiedono di presentare una carta di identità, o necessitano della residenza anagrafica? Dall’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, per poi passare al Centro per l’Impiego, per la redazione dell’ISEE o per l’iscrizione dei figli a scuola. La mancata iscrizione anagrafica comporta serie difficoltà di gestione della vita quotidiana sia per i richiedenti, che per i dipendenti dei servizi, che dovranno al più presto adeguarsi al fatto che il permesso di soggiorno costituisce l’unico documento identificativo a loro disposizione. Secondo ASGI “È tuttavia probabile che, erroneamente, molti enti continueranno a richiedere la residenza, ostacolando gravemente l’accesso dei richiedenti asilo a tutti quei servizi ai quali per legge hanno diritto sulla base del domicilio”. Volendo poi allinearsi con l’idea che la presenza di migranti sui territori vada controllata, con questo provvedimento i Comuni non avranno più la possibilità di verificare esattamente quanti e chi siano i richiedenti presenti.

In conclusione, appare evidente come il decreto miri a non solo svuotare quegli istituti che, faticosamente, negli anni, hanno contribuito a creare un modello per l’accoglienza, ma anche a rendere di faticoso se non impossibile accesso alcuni diritti, che si rivelano ora, tutt’altro che universali. Il nostro Paese si prepara a diventare sistematicamente più inospitale, e la legislazione così declinata genererà inevitabilmente una moltitudine di migranti irregolari, a fronte però dell’impossibilità di procedere con quei rimpatri tanto sbandierati dalle destre. I rimpatri comportano infatti un massiccio lavoro amministrativo e diplomatico di raccordo con i paesi di origine, che risulta ancora molto lontano dal realizzarsi.

Dal decreto risulterà una maggiore esclusione sociale, meno integrazione, e, in ultimo, una insicurezza generalizzata, in antitesi con il titolo stesso del provvedimento, ma forse in allineamento con le imminenti elezioni europee, alle quali la Lega arriverà cavalcando l’onda degli effetti nefasti della manovra.

Per approfondire:

www.asgi.it

www.meltingpot.org

www.sprar.it

Aurora Dall’Olio

Anche a Pianoro la contraccezione è gratuita

Dal 1° Gennaio 2018 la contraccezione in Emilia-Romagna è gratuita per tutti gli under 26, purché residenti in un comune della regione e iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.

Per usufruire del servizio basta recarsi nei consultori familiari delle Aziende USL o in uno Spazio Giovani.

Il progetto si rivolge, oltre che ai giovani, alle donne tra i 26 e 45 anni con esenzione di disoccupazione o lavoratrici colpite dalla crisi, nei 24 mesi successivi a una interruzione volontaria di gravidanza e nei 12 mesi successivi al parto, richiedenti asilo compresi.

Dare alle donne e agli uomini la possibilità di procurarsi metodi anticoncezionali gratuiti è un elemento di protezione, oltre che fisica, psicologica” e le parole dell’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, diventano così realtà.

Gli anticoncezionali che rientrano nel piano e vengono gratuitamente distribuiti sono – preservativi maschili e femminili, pillole, spirali, anelli, impianti sottocutanei ed è anche disponibile la contraccezione d’emergenza, la famosa “pillola del giorno dopo”.

Nella provincia di Bologna è l’Azienda USL che garantisce questa tipologia di assistenza al cittadino tramite una fitta rete di Consultori Familiari. Sono presenti 31 strutture dislocate in modo da coprire tutto il territorio provinciale e uno di questi centri si trova a Pianoro in via del Risorgimento 8. Il consultorio familiare ospita al proprio interno uno spazio giovani che fornisce assistenza e supporto per ragazzi e ragazze. Lo scopo è quello di creare un ambiente riservato e protetto in cui affrontare problematiche legate alla sessualità, alla vita affettiva e relazionale, problematiche ginecologiche, di contraccezione e prevenzione. I ragazzi che si rivolgono al centro possono richiedere in via del tutto libera, una visita ginecologica, psicologica, consulenza per una gravidanza o per contraccezione, consulenza su alimentazione e comportamenti alimentari non corretti e applicazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Questa delibera regionale risulta una misura epocale nel nostro sistema di salute pubblica ed è importantissimo riuscire ad assicurare sul territorio le visite e l’erogazione gratuita dei contraccettivi. A fronte dei numerosi tagli il personale faticava a sostenere l’ingente carico di lavoro e ad oggi, infatti, il consultorio presente nel nostro comune non riesce a garantire un servizio pieno di otto ore giornaliere. Con la recente delibera della regione Emilia Romagna diventa necessità incrementare il personale attraverso l’istituzione di un nuovo bando richiesto dal Consiglio Comunale, per far sì che il servizio sia fruibile anche ai giovani di Pianoro.

Al momento dopo il pensionamento della ginecologa presente presso il consultorio di Pianoro, l’ASL non ha ancora provveduto ad una sua sostituzione. Mercoledì 28/11/2018 il gruppo consigliare “Centrosinistra per Pianoro” presenterà/ha presentato in consiglio comunale un o.d.g. per sollecitare gli enti preposti ad adoperarsi per far si che il servizio di consultorio possa essere fruito dai cittadini pianoresi come previsto dalla legge regionale, con un adeguata copertura oraria e con la presenza di una ginecologa.

Chiara Monti

 

Dove rivolgersi per informazioni?

Consultorio Familiare Distretto S. Lazzaro di Savena / Pianoro

Via Risorgimento, 8 – 40065 – PIANORO

Numero Centralino: 051 776050

 

Le scatole rosse, Pianoro contro la violenza sulle donne

Il Comune di Pianoro dice NO alla violenza sulle donne 365 giorni l’anno con il cartello che è rimasto appeso fuori da qualche anno e ha messo la bandiera a mezz’asta. E lo ha fatto anche il 24 novembre quando in Piazza dei Martiri Pianoro i tanti cittadini accorsi hanno ascoltato le letture pubbliche dei testi ricevuti nell’ambito del progetto “Le Scatole Rosse”

I dati 2017 delle donne che si sono rivolte ai centri per chiedere sostegno, protezione e rifugio sono sconcertanti e ancora molto alti. Questi centri si basano moltissimo sul volontariato.

Ma c’è un ulteriore aspetto da prendere in considerazione: l’intervento verso gli uomini che è un elemento determinante per far prendere consapevolezza anche agli uomini violenti dei loro atteggiamenti malati e possessivi per un corretto reinserimento nella società.

Il Comune di Pianoro continua il percorso iniziato qualche anno fa delle scatole rosse con successo tutte le volte sorprende. Non dobbiamo ascoltare i fatti eclatanti di violenza che ci raccontano la tv, anche sul nostro territorio succedono episodi e troviamo messaggi di persone che inseriscono messaggi legati alle loro esperienze drammatiche.

Ogni anno il percorso delle scatole rosse restituisce alla comunità l’esigenza che hanno alcune donne di raccontare un pezzo della loro storia, il bisogno di uno spazio dove poterlo fare. Purtroppo, tante volte sembra che il racconto della violenza possa essere “fuori luogo” perché siamo di fronte ad una cosa talmente grossa, umiliante e deprimente che molte volte le persone non sanno dove e con chi farlo. E quindi la presenza di uno spazio comunale dove siamo invitati a raccontare anche questo spazio di verità per combattere la violenza insieme alla comunità tutta di uomini e donne.

Consuelo Tinti

Biblioteca, ecco il kit per nuovi nati

La biblioteca di Pianoro si è aperta anche ai più piccoli. Aderendo all’iniziativa “Nati per leggere – consegna kit ai nuovi nati”, Pianoro infatti ha scelto la strada della sensibilizzazione alla lettura, fin dalla più tenera età.

Il kit per i nuovi nati è stato consegnato il 17 novembre scorso dall’assessore alla cultura Benedetta Rossi a un nutrito gruppo di genitori e bimbi.

“L’ingresso in biblioteca – ha dichiarato l’assessore – è un momento importante per la vita dei vostri figli ed anche per quella dei genitori. Il motivo per il quale abbiamo organizzato questo momento d’incontro era per dire ai vostri bambini e a voi genitori che la biblioteca è un luogo da abitare. Questo è uno spazio per loro, non è uno spazio dove far silenzio o dove non si debba disturbare. Da anni lavoriamo dentro al progetto Nati Per Leggere che ha l’obiettivo di promuovere la lettura tra i bambini piccolissimi, anche tra coloro che i libri se li mangiano o li ciucciano”.

Per questa ragione “abbiamo cercato di trasformare la biblioteca in uno spazio accogliente attraverso l’idea che la lettura a contatto sia un momento di intimità vostro, di condivisione di un momento piacevole con i bimbi”.