L’ANALISI – Decreto Salvini, quando il razzismo diventa istituzionale

Il 5 ottobre scorso è entrato in vigore il Decreto-legge 113/2018, il cosiddetto Decreto Salvini, che apporta alcune rilevanti novità in merito all’accoglienza di richiedenti asilo.

Molti sono i punti in discussione: tra i più controversi ritroviamo, ad esempio, l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e la sua conversione in permesso di soggiorno per “protezione speciale”, con validità annuale, nel caso in cui la Commissione territoriale ritenga sussistenti il rischio di persecuzione o tortura nel paese d’origine.

Vengono poi introdotti una serie di permessi di soggiorno nuovi, tra cui il permesso di soggiorno per cure mediche, per calamità, per “atti di particolare valore civile”.  Si parla poi di “casi speciali” per alcune tipologie di permesso di soggiorno che rientravano nella fattispecie della protezione umanitaria, nello specifico permessi per protezione sociale (vittime di tratta – in casi di “accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità, per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un’associazione dedita ad uno di tali delitti o delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari o del giudizio”), per vittime di violenza domestica o per particolare sfruttamento lavorativo.

Si evidenzia su questo tema come solo i permessi per casi speciali e valore civile potranno essere convertiti in permessi di lavoro.

Passando al sistema dell’accoglienza,  si ristabiliscono le regole di accesso allo SPRAR  (sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, progetto nazionale costituito dalla rete degli enti locali che con il supporto delle realtà del terzo settore garantiscono interventi di accoglienza integrata a donne, uomini e minori richiedenti protezione internazionale): attraverso Il dl 113/2018 potranno accedere a strutture SPRAR solo i titolari di protezione internazionale (status di rifugiato o protezione sussidiaria), i minori non accompagnati, i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche, calamità, atti di particolare valore civile o casi speciali. Si escludono quindi i richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, casi speciali o protezione speciale: i primi saranno destinati esclusivamente ai CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria, gestiti dalle prefetture, il cui scopo è fornire una prima accoglienza ai richiedenti asilo), mentre coloro già in possesso di un permesso di soggiorno sono tenuti ad uscire dalla struttura entro sette giorni dall’ottenimento del permesso.

Continuando, importanti variazioni si verificano per quanto riguarda l’accesso ai servizi: il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo ora costituisce anche documento di identificazione ma, al tempo stesso, non è più titolo per ottenere l’iscrizione anagrafica, che viene, di fatto, eliminata; ne consegue, tra l’altro, che al richiedente asilo non potrà più essere rilasciata la carta di identità.

Secondo il decreto, “l’accesso ai servizi previsti dal presente decreto e a quelli comunque erogati sul territorio ai sensi delle norme vigenti è assicurato nel luogo di domicilio”.

Infine, a fronte di drastici tagli al sistema dell’accoglienza, si rimpingua progressivamente Il Fondo per i Rimpatri, incrementato di 500mila euro per il 2018, di 1.500.000 euro per il 2019 e di 1.500.000 euro per il 2020; si prevede l’istituzione di un centro per i rimpatri (CPR, i vecchi CIE) per regione, e si prolunga la permanenza in quest’ultimi dai 90 giorni ai 180. Si specifica inoltre come, qualora non fossero disponibili posti nei CPR, si utilizzeranno “strutture diverse e idonee nella disponibilità dell’autorità di pubblica sicurezza”, vale a dire le carceri.

Nei quasi due mesi trascorsi dalla pubblicazione del decreto sono moltissime le critiche e mobilitazioni contro la manovra: “lampante la volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale”, denuncia ASGI, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che denuncia i molti elementi di incostituzionalità presenti nel decreto, a partire dalla scelta politica di ricorrere ad un istituto (il decreto-legge), da utilizzarsi in particolari situazioni di urgenza ed emergenza, ed emanati dal governo. Il decreto-legge è provvisorio per sua natura: il termine è di 60 giorni per permettere al Parlamento di approvarlo o cancellarlo, ma entra in vigore dalla sua pubblicazione.

Sono poi state mosse numerose obiezioni all’abrogazione del permesso per motivi umanitari, rilasciato finora a circa un quarto dei richiedenti in Italia; esso si traduceva in uno dei modi per applicare l’articolo 10 della costituzione, quello che garantisce il diritto d’asilo, ed era rilasciato per “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure alle persone che fuggono da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi extra UE. Tale definizione, che ha lasciato ampi margini interpretativi, consentiva di attribuire il permesso in una varietà di casi, che sono, con il decreto, drasticamente ridotti, semplificati e specifici. L’impossibilità di convertire un gran numero dei nuovi permessi (peraltro tutti di breve durata) in permessi di soggiorno per lavoro condanna di fatto anche la persona che ha ottenuto il documento a non potersi evolvere dalla sua condizione di migrante ex richiedente asilo.

Anche da parte delle amministrazioni locali, tramite l’ANCI e i gestori del sistema SPRAR, è arrivata la bocciatura: è infatti evidente come la contrazione dello SPRAR, riconosciuto unanimemente come un’istituzione efficace per l’integrazione diffusa dei suoi ospiti, con standard rigorosi di erogazione dei servizi unito a un attento controllo della spesa, avrà pesanti ricadute sui territori e sui loro servizi. La contrazione dei fondi stanziati per l’accoglienza costringerà i CAS a limitare i servizi a quelli essenziali, smantellando tutte quelle fondamentali misure vero motore dell’integrazione, dall’offerta di corsi di italiano, all’assistenza legale o sanitaria.

Sull’accesso ai servizi, sempre secondo ASGI, il divieto dell’iscrizione anagrafica “introduce una irragionevole discriminazione rispetto agli altri stranieri in possesso di permesso di soggiorno che, in presenza di dimora abituale o domicilio effettivo (come quello dei richiedenti asilo), sono obbligatoriamente iscritti alle anagrafi delle popolazioni residenti a condizione di parità coi cittadini italiani”.

Quante sono le situazioni che nella nostra vita ci richiedono di presentare una carta di identità, o necessitano della residenza anagrafica? Dall’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, per poi passare al Centro per l’Impiego, per la redazione dell’ISEE o per l’iscrizione dei figli a scuola. La mancata iscrizione anagrafica comporta serie difficoltà di gestione della vita quotidiana sia per i richiedenti, che per i dipendenti dei servizi, che dovranno al più presto adeguarsi al fatto che il permesso di soggiorno costituisce l’unico documento identificativo a loro disposizione. Secondo ASGI “È tuttavia probabile che, erroneamente, molti enti continueranno a richiedere la residenza, ostacolando gravemente l’accesso dei richiedenti asilo a tutti quei servizi ai quali per legge hanno diritto sulla base del domicilio”. Volendo poi allinearsi con l’idea che la presenza di migranti sui territori vada controllata, con questo provvedimento i Comuni non avranno più la possibilità di verificare esattamente quanti e chi siano i richiedenti presenti.

In conclusione, appare evidente come il decreto miri a non solo svuotare quegli istituti che, faticosamente, negli anni, hanno contribuito a creare un modello per l’accoglienza, ma anche a rendere di faticoso se non impossibile accesso alcuni diritti, che si rivelano ora, tutt’altro che universali. Il nostro Paese si prepara a diventare sistematicamente più inospitale, e la legislazione così declinata genererà inevitabilmente una moltitudine di migranti irregolari, a fronte però dell’impossibilità di procedere con quei rimpatri tanto sbandierati dalle destre. I rimpatri comportano infatti un massiccio lavoro amministrativo e diplomatico di raccordo con i paesi di origine, che risulta ancora molto lontano dal realizzarsi.

Dal decreto risulterà una maggiore esclusione sociale, meno integrazione, e, in ultimo, una insicurezza generalizzata, in antitesi con il titolo stesso del provvedimento, ma forse in allineamento con le imminenti elezioni europee, alle quali la Lega arriverà cavalcando l’onda degli effetti nefasti della manovra.

Per approfondire:

www.asgi.it

www.meltingpot.org

www.sprar.it

Aurora Dall’Olio

PUMS di Bologna, c’è anche il nodo di Rastignano

Si è discusso anche del completamento del nodo di Rastignano, e di come procedere alla pianificazione strategica di primo e secondo stralcio, nell’ambito del PUMS, Piano urbano della mobilità sostenibile di Bologna città metropolitana, approvato il 27 novembre scorso.

Abbiamo approfondito l’argomento con Gabriele Minghetti – Presidente Unione Valli Savena e Idice – e Marco Monesi – Consigliere metropolitano con delega alla mobilità.

Incontri come quello avvenuto a Idice il 4 dicembre sono importanti per raccontare un lavoro iniziato nel 2016, per capire la strategia di fondo che sta alla base dello sviluppo della mobilità nella nostra comunità e della valorizzazione di Bologna metropolitana come elemento strategico per portare avanti aspetti della mobilità ad un livello più ampio della città metropolitana che coinvolge le 7 unioni che compongono il territorio.

La visione complessiva è che la mobilità è un mezzo e non un fine e che tutte le azioni devono contribuire ad alcuni obiettivi: miglioramento qualità della vita, dello spostamento, qualità delle relazioni sociali e che abbia sostenibilità ambientale, che produca meno incidenti e quindi più sicurezza.

Cinque i macro obiettivi definiti dal piano. Ossia aumentare il livello di accessibilità al territorio, tutelare il clima, cioè rispettare gli obiettivi nazionali e internazionale… E ancora preoccuparsi della salubrità e qualità aria, ossia rispettare gli obiettivi regionali, e della sicurezza stradale, che si traduce nel ridurre l’incidentalità generata dalla mobilità del 50% entro il 2020 rispetto al 2010. Infine non dimenticare vivibilità e qualità urbana, coesione e attrattività del territorio metropolitano e del suo ruolo internazionale.

Il PUMS invita i Comuni esterni, tra cui anche Pianoro, a ragionare a livello metropolitano perché il 45% della mobilità bolognese viene da fuori, cittadini della città metropolitana che tutti i giorni entrano a Bologna per le loro attività. Attualmente gli spostamenti quotidiani nella città metropolitana sono 2.700.000, di cui 1.600.000 avvengono in auto e 700.000 coinvolgono Bologna città.

Obiettivo al 2030 è quello di ridurre gli spostamenti di 440.000 unità, privilegiando trasporto pubblico e bici. Quando si parla di sostenibilità sociale significa per la nostra Unione parlare anche di livello di equità, di periferie, di Appennino, e più opportunità per raggiungere servizi.

Obiettivo significativo quello di arrivare al biglietto unico e alla tariffazione unica, sia per i tratti treno-gomma che per quelli gomma-gomma.

C’è anche l’intenzione di potenziare il servizio metropolitano ferroviario, arrivando in larga parte alla cadenza di 15 minuti tra un mezzo e l’altro nelle 6 ore di punta.

Infine si è parlato di riorganizzare le autolinee. L’idea è che le realtà extraurbane trovino lo scambio prima di entrare a Bologna e fare in modo che le corriere non entrino in città e ci siano centri di mobilità come centri scambiatori per agevolare la mobilità con lo stesso biglietto per andare verso la città.

Ecco gli obiettivi per punti

  • Biglietto unico: con lo stesso biglietto si può prendere bus-tram-treno
  • Servizio ferroviario metropolitano: completamento e aggiunta di un treno ogni 15 min all’ora di punta
  • Rete tranviaria metropolitana: rete portante urbana, con l’introduzione di 4 linee tranviarie
  • Metrobus: 7 linee di bus extraurbani veloci su corsie riservate
  • Rete bus extraurbana: potenziamento della rete di II e III livello
  • Centri di mobilità: 30 luoghi di interscambio tra le modalità di trasporto
  • 700km di piste ciclabili da realizzare
  • 2 nuove reti ciclabili integrate, la rete metropolitana per gli spostamenti quotidiani e la rete metropolitana cicloturistica per il turismo nazionale ed internazionale

 

Consuelo Tinti

Anche a Pianoro la contraccezione è gratuita

Dal 1° Gennaio 2018 la contraccezione in Emilia-Romagna è gratuita per tutti gli under 26, purché residenti in un comune della regione e iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.

Per usufruire del servizio basta recarsi nei consultori familiari delle Aziende USL o in uno Spazio Giovani.

Il progetto si rivolge, oltre che ai giovani, alle donne tra i 26 e 45 anni con esenzione di disoccupazione o lavoratrici colpite dalla crisi, nei 24 mesi successivi a una interruzione volontaria di gravidanza e nei 12 mesi successivi al parto, richiedenti asilo compresi.

Dare alle donne e agli uomini la possibilità di procurarsi metodi anticoncezionali gratuiti è un elemento di protezione, oltre che fisica, psicologica” e le parole dell’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, diventano così realtà.

Gli anticoncezionali che rientrano nel piano e vengono gratuitamente distribuiti sono – preservativi maschili e femminili, pillole, spirali, anelli, impianti sottocutanei ed è anche disponibile la contraccezione d’emergenza, la famosa “pillola del giorno dopo”.

Nella provincia di Bologna è l’Azienda USL che garantisce questa tipologia di assistenza al cittadino tramite una fitta rete di Consultori Familiari. Sono presenti 31 strutture dislocate in modo da coprire tutto il territorio provinciale e uno di questi centri si trova a Pianoro in via del Risorgimento 8. Il consultorio familiare ospita al proprio interno uno spazio giovani che fornisce assistenza e supporto per ragazzi e ragazze. Lo scopo è quello di creare un ambiente riservato e protetto in cui affrontare problematiche legate alla sessualità, alla vita affettiva e relazionale, problematiche ginecologiche, di contraccezione e prevenzione. I ragazzi che si rivolgono al centro possono richiedere in via del tutto libera, una visita ginecologica, psicologica, consulenza per una gravidanza o per contraccezione, consulenza su alimentazione e comportamenti alimentari non corretti e applicazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Questa delibera regionale risulta una misura epocale nel nostro sistema di salute pubblica ed è importantissimo riuscire ad assicurare sul territorio le visite e l’erogazione gratuita dei contraccettivi. A fronte dei numerosi tagli il personale faticava a sostenere l’ingente carico di lavoro e ad oggi, infatti, il consultorio presente nel nostro comune non riesce a garantire un servizio pieno di otto ore giornaliere. Con la recente delibera della regione Emilia Romagna diventa necessità incrementare il personale attraverso l’istituzione di un nuovo bando richiesto dal Consiglio Comunale, per far sì che il servizio sia fruibile anche ai giovani di Pianoro.

Al momento dopo il pensionamento della ginecologa presente presso il consultorio di Pianoro, l’ASL non ha ancora provveduto ad una sua sostituzione. Mercoledì 28/11/2018 il gruppo consigliare “Centrosinistra per Pianoro” presenterà/ha presentato in consiglio comunale un o.d.g. per sollecitare gli enti preposti ad adoperarsi per far si che il servizio di consultorio possa essere fruito dai cittadini pianoresi come previsto dalla legge regionale, con un adeguata copertura oraria e con la presenza di una ginecologa.

Chiara Monti

 

Dove rivolgersi per informazioni?

Consultorio Familiare Distretto S. Lazzaro di Savena / Pianoro

Via Risorgimento, 8 – 40065 – PIANORO

Numero Centralino: 051 776050

 

Asfalto con materiali di riciclo, sperimentazione a Pianoro

C’è un asfalto innovativo con cui pavimentare alcune strade. E il Comune di Pianoro guarda a questa innovazione con grande interesse.

Si tratta di un asfalto utilizzato in via sperimentale in un tratto di circa 500 metri in via Lelli a Rastignano. Un materiale ottenuto mescolando al bitume pneumatici usati giunti a fine vita, i principali vantaggi che questa tecnologia promette sono minore rumorosità, maggiore sicurezza stradale dovuta alla migliore aderenza offerta dalla strada e maggiore durata dovuta alla maggiore elasticita della distesa di asfalto.

Si tratta inoltre di una soluzione “ecologica” perchè prevede il riciclo di materiale con conseguente riduzione dei rifiuti. Resta il tema dei costi. Questo tipo di strade ha infatti un costo circa 15/20% più alto ma il comune di pianoro, essendo una sperimentazione, ha pagato questa tratta di strada con prezzo normale. Un costo maggiorato che comunque compensato dalla minor manutenzione

In questa sperimentazione sono coinvolti l’Università di bologna (sezione strade) per le competenze, la ditta Valli Zabban per il materiale e la posa e come detto il comune di pianoro.

La sperimentazione prevede due zone attigue asfaltate rispettivamente con materiale tradizionale e materiale innovativo che verranno costantemente monitorate nel corso del tempo. L’11 Maggio 2018 è stato organizzato a Pianoro (al museo arti e mestieri Pietro Lazzarini) un seminario a cui hanno partecipato istituzioni (comune di pianoro e di zola predosa), l’ordine degli ingegneri di Bologna, TPER, l’azienda che installato la tratta sperimentale, università di Bologna (https://www.ecopneus.it/news/asfalti/gli-asfalti-modificati-sotto-i-riflettori-l11-maggio-a-pianoro-bo-un-seminario-sullevoluzione-della-tecnologia-e-le-tante-positive-esperienze-nel-bolognese/)

Ponti e aree a rischio dissesto, a Pianoro c’è un piano

L’attenzione al territorio si sostanzia, nell’attività del Comune, anche nell’attenzione a zone che presentano rischi di dissesto idrogeologico ai ponti sui corsi d’acqua del territorio.

Una necessità resa evidente dai fatti di Genova, a seguito dei quali il Ministero dei Trasporti ha chiesto il 16 Agosto a tutti i comuni d’Italia una nota da consegnare entro l’1 Settembre indicante l’elenco e lo stato di tutti i ponti del comune. Pianoro non ha dovuto fare alcuna indagine e ha consegnato lo studio eseguito nel 2011 e ha dichiarato la necessità di completare gli approfondimenti, richiedendo allo scopo i 150’000€.

Va premesso che Pianoro ha un territorio molto vasto (107 Km²), è uno dei territori comunali più vasti della provincia di Bologna, con due aree protette (Parco dei gessi bolognesi e Riserva del contrafforte pliocenico) che sono caratterizzate dalla presenza di molte doline, calanchi, atopiani, rupi rocciose un fiume principale (savena) ed un torrente (zena) che formano 2 vallate che caratterizzano la confrormazione del territorio.

Per quanto riguarda i ponti, è stata fatta nel 2011 una attività di controllo statico e visivo sugli allora 19 ponti del comune (oggi sono un po’ meno perchè alcuni sono passati alla città metropolitana). L’obiettivo era quello di avere un quadro della situazione di tutti i ponti e, per quei ponti di cui non era presente documentazione progettuale (es ponti costruiti prima della guerra, come quello di Pian di Macina) realizzare un archivio documentale. Questa attività ha portato a definire la necessità di interventi urgenti su alcuni di questi ponti, come ad esempio quello di via Serrabella che è stato oggetto di lavori nel 2017. Ma anche a suggerire approfondimenti da eseguire attraverso prove sperimentali su alcuni di questi ponti

Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, le aree maggiormente interessate sono quelle più “montane” del comune, ad esempio il monte delle formiche, Gorgognano, via della collina e l’area del contrafforte pliocenico.

Importanti interventi sono stati effettuati per quanto riguarda la manutenzione idraulica dei rii, per 47mila euro, sul ripristino Via della collina sopra a Pianoro Nuovo per 150mila euro. E ancora il ripristino di Via Ponticelli (monte delle formiche), ancora in corso.

Il desiderio dell’amministrazione sarebbe stanziare fondi strutturali per circa 150mila euro all’anno con lo scopo di prevenzione, cosa non semplice con le attuali condizioni di bilancio del comune. Le attività di prevenzione sono quindi eseguite ricorrendo a fondi e riserve del comune.

Piano neve, il Comune è pronto

L’inverno entra nel vivo ed è interessante capire come affronterà il Comune di Pianoro il freddo e la neve sulle strade. Eventualità per cui la macchina comunale è attrezzata e pronta, naturalmente per quanto riguarda le strade di proprietà del Comune.

Esiste infatti un “piano neve” approntato dal Comune che prevede sia la salatura delle strade (maggiore attività) che lo sgombero di queste in caso di neve, attivo dal 15 Novembre al 15 Marzo. Sono utilizzati 23 mezzi privati dell’azienda che si è aggiudicata l’appalto, a cui si aggiungono alcuni mezzi comunali.

Le modalità di intervento prevedono turni di reperibilità tra i geometri del comune che prestano attenzione alle previsioni e alle allerte meteo e fanno verifiche sul territorio per capire se c’è esigenza di intervento. Il geometra si coordina con l’assessore di riferimento o il sindaco per gli interventi.

L’azienda vincitrice del bando ha un referente che ha obbligo di reperibilità immediata e, assieme al geometra, decidere con quali mezzi uscire ed in quali zone del territorio comunale. Il Comune mette a disposizione anche operai del servizio tecnico che, anch’essi, escono con mezzi spargisale.

In caso di neve sono stati definiti quattro livelli di intervento per definire le priorità. L’obiettivo è anche quello di evitare di andare a mettere sotto stress strade secondarie in cui se c’è poca neve è alto il rischio di danneggiamento della pavimentazione.

Al livello 1 (sotto i 6 cm di neve) viene effettuato lo sgombero della neve dalla viabilità di collegamento intercomunale; al livello 2 (da 6 a 12 cm di neve) viene effettuato lo sgombero della neve dalla viabilità comunale principale; al livello 3 (da 12 cm in su) viene effettuato lo sgombero della neve di tutta la viabilità. Al livello 4, una volta effettuato lo sgombero di tutte le strade del comune viene effettualo lo sgombero dei parcheggi pubblici comunali.

Importante notare come le strade sgomberate e salate sono solo quelle di competenza comunale, l’impatto sul bilancio del comune dipende fortemente da temperature e piogge e di conseguenza dagli interventi per l’attività di salatura delle strade. La spesa media nel corso degli ultimi anni si attesta in circa 300mila euro all’anno, di cui la maggior parte sono per l’acquisto di sale da spargere sulle strade. Per qualsiasi informazione si può consultare anche il sito web: http://www.comune.pianoro.bo.it/binary/comune_pianoro/sicurezza_viabilita/Piano_Neve_depliant.1354019525.pdf

Pianoro a più voci, proseguono gli incontri con i cittadini

Il percorso partecipativo del Partito Democratico continua a ritmo serrato. Giovedì 29 novembre l’incontro si è svolto nella frazione di Botteghino e si è immaginato come costruire la comunità pianorese del futuro, ma si è discusso anche di cosa si è fatto in questi anni da un punto di vista culturale, educativo, associativo, e si sono ipotizzate le nuove sfide che ci attendono.

Un altro incontro avrà invece luogo nella serata del 5 dicembre al circolo Arci della frazione di Rastignano.

Per quanto riguarda la serata di Botteghino, hanno introdotto i lavori Benedetta Rossi – Assessora alla cultura, associazionismo e pari opportunità – e la Vicesindaca Franca Filippini – Assessora all’istruzione.

Molti i contenuti legati allo sviluppo e alla crescita della comunità (es. sviluppo senso civico, memoria, valori della costituzione, pari opportunità e sviluppo sostenibile) sviscerati nel corso della serata. Contenuti che possono essere veicolati tramite una progettualità culturale lavorando insieme alle associazioni e all’assessorato che si occupa della politiche legate all’istruzione.

Da questo punto di vista, tre sono stati i grandi temi oggetto di discussione. Il welfare culturale, ovvero i servizi offerti dall’area cultura, eventi, festival, spettacoli, iniziative estive e la programmazione partecipata con le associazioni

La platea ha lavorato molto sulle sfide che i tanti luoghi dove è possibile fare cultura a Pianoro ci pongono, con nuove idee e proposte volte a favorire la nascita di un senso critico e consolidare la partecipazione del grande patrimonio associativo del territorio. Sono state menzionate le tante attività che le associazioni svolgono all’interno delle scuole territorio, i percorsi ed i progetti culturali che con tanta fatica – ed autofinanziamento – svolgono per i nostri bambini e ragazzi.

Le pari opportunità sono un nucleo di politiche chiave per la società del futuro ed un fil rouge che dovrebbe guidare le azioni da costruire e realizzare per vivere meglio in una società più paritaria.

Consuelo Tinti